Il blog di Laura Cervellione

Una via italiana alla green economy competitiva l’obiettivo dell’alleanza Enea – Confindustria

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Premere sull’ introduzione delle fonti “pulite” e soprattutto della produzione delle necessarie apparecchiature presso l’ industria italiana: è l’ obiettivo dell’ intesa firmata da Enea e Confindustria. Obiettivo, spiega Giovanni Lelli, commissario dell’ Enea: «Accelerare l’ innovazione nei settori industriali delle fonti rinnovabili, dell’ efficienza energetica e delle tecnologie lowcarbon». Il Rapporto sull’ energia dell’ Enea, presentato proprio in Confindustria, ha fornito agli imprenditori una visione d’ insieme per la costituzione in Italia di una filiera delle rinnovabili. Spiega il direttore generale di Confindustria, Giampaolo Galli: «Puntiamo ad un’azione sinergica tra mondo scientifico e industriale per sviluppare tecnologie in grado di reggere la concorrenza con i produttori internazionali». L’ industria italiana rischia di rimanere indietro nella corsa all’ adeguamento nella capacità produttiva delle nuove energie. Come spiega Roberto Vigotti, presidente del gruppo fonti rinnovabili dell’ Aie, gli industriali devono fare uno sforzo di lungimiranza per raggiungere l’ obiettivo del taglio del 50% delle emissioni di CO2 entro il 2050: una rivoluzione verde che «costa più non fare che fare se pensiamo non solo al risparmio di combustibili fossili ma ai disastri ambientali scongiurati».

Per ora c’ è l’ impegno ad arrivare a una copertura del 17% dei consumi d’ energia da rinnovabili entro il 2020, con l’ obiettivo minimo di copertura nei trasporti del 10%. L’ Ocse ammonisce che i limiti italiani dello sviluppo delle rinnovabili non sono i pochi incentivi, perché in realtà sono generosi rispetto alla media europea, ma le barriere non economiche: poca trasparenza amministrativa e farraginosità delle autorizzazioni per l’ apertura degli impianti. Un aiuto viene dal programma lanciato dal Gse per aggregare le aziende operanti nel settore tramite l’ istituzione di un albo, favorendo così la conoscenza reciproca e le azioni concertate. Restano le difficoltà create dall’ attuale rete elettrica, con da rigidità e problemi di sovraccarico: in tal senso sono urgenti investimenti infrastrutturali per andare verso un modello di generazione distribuita che ottimizzi la gestione dei flussi d’ energia. La strada virtuosa è quindi la creazione di una filiera industriale italiana di economia sostenibile capace di emanciparsi dalla dipendenza da prodotti esteri.

Tra le rinnovabili, driver dello sviluppo sono le tecnologie di seconda generazione (eolico, biomasse liquide e biogas, solare fotovoltaico, termico, termodinamicoCsp), con ampi potenziali di crescita rispetto alle tecnologie già diffusamente sfruttate (geotermica, idroelettrica e biomasse solide). I prodotti all’ avanguardia in molti casi ci sono già. L’ Italia ne ha sviluppati di notevoli nell’ eolico, come il prototipo galleggiante o la tecnologia d’ alta quota. Riguardo al Csp, su cui si prevede la crescita mondiale più forte, con il progetto Archimede in collaborazione con Enel, l’ Enea ha impiantato collettori su una superficie di 30mila mq a Priolo (Siracusa) brevettando una miscela di sali fusi capaci di arrivare a temperature fino a 600°. Anche nel fotovoltaico si contano componenti innovative tutte italiane, come il silicio cristallino e i film sottili, i lampioni fotovoltaici e sistemi d’ integrazione architettonica. Compito dell’ industria è riuscire a tradurre i risultati della ricerca scientifica in prodotti di successo commerciale. Le innovazioni devono riguardare soprattutto la scalabilità a livello industriale delle fasi e l’ automatizzazione della produzione di serie per l’ abbattimento dei costi di produzione, ottenendo una graduale emancipazione dagli incentivi agli investimenti e una guadagnata competitività sui mercati.

(Articolo uscito su Repubblica “Affari&Finanza” il 19 luglio 2010)

Written by lauracervellione

luglio 26, 2011 a 4:02 PM

Pubblicato su "Affari&Finanza", Repubblica

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